Si svolgerà a Castelvolturno (CE) il 23 novembre la prima Tavola Rotonda del progetto Decent Work for All! Un luogo significativo per parlare di lavoro dignitoso, migrazioni, sviluppo. Qui sotto la locandina di presentazione dell’iniziativa e una nota di Camilla Bernabei, Segretaria Generale Cgil Caserta sul lavoro dei migranti nell’area del casertano e sulle iniziative intraprese dalla Cgil.
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Caserta: il decent work difficile a farsi
(di Camilla Bernabei, Segretaria Generale Cgil Caserta) Secondo recenti studi l’Italia è un Paese che, nonostante la crisi che ha colpito l’intera economia nazionale, continua a richiedere manodopera straniera, soprattutto per quel che riguarda figure professionali poco qualificate o ruoli di operaio.
La Campania è la Regione del Mezzogiorno che accoglie la quota più consistente di immigrati, circa la metà di tutti quelli presenti nel Sud Italia (più di 100.000 persone di 150 nazionalità). Delle province campane, Caserta viene subito dopo Napoli e Salerno per numero di presenze, grazie al richiamo di manodopera principalmente nelle produzioni ortofrutticole dei comuni dell’agro aversano.
Fin dall’inizio degli anni Ottanta, infatti, qui arrivavano migranti provenienti dall’Africa occidentale e dal Maghreb, oggi superati in numero dai lavoratori provenienti dall’Est europeo, e in particolare dagli Ucraini che rappresentano quasi il 40% dei circa 14.000 stranieri che hanno richiesto il permesso di soggiorno con l’ultima regolarizzazione. Caserta è una delle Province nelle quali gli stranieri si sono inseriti in maniera positiva nel tessuto sociale e, soprattutto, economico, seppure tale inserimento presenti ancora diversi punti di criticità.
L’agricoltura in Terra di Lavoro è tenuta in vita proprio dalla manodopera immigrata: i tunisini rappresentano la maggior parte della forza lavoro impegnata nella produzione di prodotti ortofrutticoli, gli Albanesi hanno appaltato quasi per intero la raccolta del tabacco, mentre Indiani e Pakistani accudiscono alla più grande mandria di bufali presente in Italia, e rendono dunque possibile la produzione dei prodotti derivati dal latte. Si tratta, per lo più, di produzioni ad alto valore aggiunto che rendono quest’area uno dei poli di eccellenza in Italia per quanto riguarda il comparto agroalimentare.
Il Casertano, inoltre, appare oggi come una delle aree di riferimento per i movimenti migratori di manodopera immigrata impegnata in agricoltura. Il ciclo di lavoro delle produzioni orticole dura da 6 a 10 mesi e nei periodi dell’anno in cui il lavoro scarseggia, molti stranieri si spostano nella vicina Calabria per la raccolta degli agrumi, oppure in Puglia per la raccolta delle olive e del pomodoro, garantendosi una continuità salariale per tutto l’anno.
L’altra faccia della medaglia però racconta di Caserta come una tra le prime province in Italia per il lavoro sommerso: questi lavoratori restano per buona parte “invisibili” ignorati e privati dei diritti più essenziali, per cui la malavita organizzata trova terreno fertile per sfruttare, vessare e, talvolta, costringere a delinquere. I fatti di Rosarno e, prima ancora, di Castelvolturno, hanno dimostrato quante tensioni sociali possano scatenare e quali pericolosi intrecci possono stabilirsi con la malavita organizzata. Mafia e camorra gestiscono, in parte, anche i viaggi della speranza di tante persone che pensano di cambiare la loro vita nel nostro Paese.
Non si può dimenticare la vicenda di Jerry Essan Maslo, un rifugiato politico sudafricano che, a Villa Literno, vent’anni fa, si ribellò ad un atto di rapinatori che pretendevano la paga dell’intera giornata di lavoro nella raccolta dei pomodori. Jerry osò ribellarsi a quell’atto camorristico, arrogante e razzista e venne ucciso. Fu il primo martire del lavoro nero.
Nel nostro territorio, è presente anche un intreccio perverso di interessi di organizzazioni criminali con alcune comunità di immigrati a cui la stessa criminalità procura il “lavoro” gestendone anche “la vita”. La estrema ricattabilità di queste persone fa sì che essi siano privi di qualsiasi difesa e di qualsiasi forma di organizzazione. Così spesso alcuni immigrati sono anche coinvolti in azioni delinquenziali, specie nel traffico di droga.
Ma la cosa più sconvolgente è che questo stato di cose coinvolge, come in una ipocrisia collettiva, Governo, enti locali, associazioni di produttori, imprenditori fino ad arrivare, purtroppo, ai consumatori. In un simile contesto è facile immaginare quali difficoltà si incontrino perché in questa provincia venga assicurato un lavoro dignitoso, con pieno rispetto dei diritti e della protezione sociale.
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Le proposte della Camera del lavoro di Caserta e delle categorie che contano il maggior numero di lavoratori immigrati tra le proprie fila: Fillea, Flai, Filcams.
- Equiparare il caporalato al reato di traffico di essere umani. Avviare una serio confronto con Questura e Prefettura sul tema, istituendo un vero osservatorio cui possano partecipare i sindacati, le istituzioni territoriali competenti, nonché il dipartimento provinciale del lavoro e tutte le associazioni che abbiano l’obiettivo di tutelare lavoratori e migranti. L’osservatorio oltre a far emergere le criticità che si riscontrano sull’argomento potrebbe individuare casistiche particolarmente sensibili e trovare una soluzione che potrebbe tradursi in denuncia del datore di lavoro che non rispetta le normative vigenti, e regolarizzazione del lavoratore migrante mediante rilascio di Permesso di soggiorno ex art 18 o per “motivi umanitari”.
- Istituire un tavolo di discussione in virtù delle più disparate casistiche rivelate dalla regolarizzazione di colf e badanti per dare la possibilità anche a quei cittadini vittime di frodi, o licenziati subito dopo l’invio della pratica per l’emersione, di ottenere il rilascio di un permesso di soggiorno per attesa occupazione, o considerare tali situazioni al pari dello sfruttamento sul lavoro. La nostra organizzazione, così, si fa pertanto latrice di una interpretazione estensiva e favorevole al richiedente dalla norma sulla regolarizzazione, consentendo alle persone che non sono investite da alcun giudizio negativa sulla pericolosità sociale, di potersi regolarizzare, evitando così i rischi prima richiamati e con il conseguente pericolo che di aggiungere altri danni al danno già procurato.
- La grave crisi economica che continua a colpire il nostro Paese sta provocando una grossa perdita di posti di lavoro, colpendo tutti i settori di produzione senza distinzione. A pagarne le conseguenze sono più di tutti i lavoratori. Da questa situazione gli stranieri vengono colpiti su due fronti dal momento che lavoro e permesso di soggiorno sono direttamente collegati tra loro. La CGIL anche a livello nazionale si è battuta perché il permesso di soggiorno “per attesa occupazione”, in questo periodo di emergenza, potesse essere prolungato da 6 mesi ad un anno: Caserta è una delle province italiane a più basso livello di sviluppo economico il problema occupazionale è reale e concreto.